Verso il futuro

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La Fondazione Enasarco sta vivendo un cambiamento epocale, sta attraversando un tornante della sua storia ormai pluridecennale, sta aprendosi a una fase nuova e inedita. Per la prima volta c’è un Consiglio di Amministrazione frutto di un’elezione e non di una designazione da parte di associazioni e Ministero. Gli agenti e i rappresentanti di commercio, i consulenti finanziari e gli agenti in attività finanziaria hanno votato e indicato direttamente i propri delegati nell’Assemblea della Cassa. E quest’ultima ha, a sua volta, eletto i componenti del CdA, con l’individuazione nella mia persona del Presidente e in Giovanni Maggi e Costante Persiani dei due Vicepresidenti.

In un tempo in cui da più parti si guarda alle parti sociali con accenti di scetticismo, se non di aperta critica, è giusto riconoscere come nel nostro caso siano state proprio le organizzazioni di rappresentanza della categoria a smuovere le acque e a farsi portatrici di un ampio progetto di rinnovamento e modernizzazione della Fondazione. La svolta statutaria e di partecipazione democratica sono figlie di una volontà determinata e univoca innanzitutto delle nostre associazioni.

Sappiamo benissimo, come è sacrosanto che sia, che un assetto di governance di per sé più partecipato è una condizione necessaria ma da sola non sufficiente per garantire i migliori risultati. Sappiamo benissimo che ora tocca a noi fare il resto della strada e che tanti occhi ci guardano, ma proprio per questo siamo tutti consapevoli della grande responsabilità che abbiamo, nei confronti dell’assemblea, che verifica costantemente l’operato degli amministratori, e soprattutto verso gli iscritti e i pensionati Enasarco. 

Sta in noi concentrarci tutti insieme sulle priorità dell’Ente lavorando con responsabilità, creatività e spirito istituzionale. In questo senso, non è improprio sottolineare come per noi si tratti quasi di una fase costituente: per la prima volta ci si confronta sul futuro della Fondazione con una visione di lungo termine per il rilancio della Fondazione. 

In quest’opera non partiamo da zero. Anzi. È stato già intrapreso un percorso positivo con la revisione statutaria, una maggiore trasparenza, un bilancio in attivo, un sistema pensionistico stabilizzato, la dismissione degli immobili, oltre, naturalmente, alla già citata elezione diretta, da parte di agenti e aziende, dei vertici della Cassa.

Enasarco – vale sempre la pena di ricordarlo – è nata grazie a una lungimirante intuizione quasi ottanta anni fa e in tutti questi decenni ha assolto in maniera adeguata il suo compito, assicurando ogni anno più di 100 mila pensioni e circa 65 mila liquidazioni del Firr, nonché l’assistenza agli iscritti e ai pensionati. È un unicum in Europa. Un unicum da preservare contro ipotesi di accorpamento all’Inps, che alcuni hanno ventilato, e che non garantirebbero certo la stessa efficacia ed efficienza offerta fino a oggi: e anzi una siffatta integrazione avrebbe probabilmente solo lo scopo di colmare parte del disavanzo dell’Inps grazie al patrimonio costruito negli anni dalla Fondazione.

L’Ente è stato determinante, in città come Roma e Milano, nella fase della ricostruzione e del boom economico, svolgendo un ruolo fondamentale per la crescita del patrimonio edilizio. Ora, giustamente, quel periodo è chiuso. Il piano di dismissioni, denominato Progetto Mercurio si è rivelato positivo perché non è più epoca di edilizia di massa – dobbiamo, semmai, investire sul recupero – e ha rappresentato la base per la trasformazione degli investimenti da immobiliari in asset che siano più facilmente negoziabili. 

Il patrimonio immobiliare a uso residenziale, dunque, sarà venduto interamente entro la fine del 2017: si è deciso di dismettere per scegliere nuove forme di investimento e questa è indubbiamente una grande sfida. Dobbiamo e possiamo contribuire, infatti, anche attraverso un accordo forte con il governo, a far crescere e a rilanciare il Paese puntando sull’economia reale. Non case, ma infrastrutture ed equity. 

C’è quindi da ragionare, e bene, sulle cose concrete da fare per gestire sempre al meglio il patrimonio della Fondazione che vale 7 miliardi di euro, ovvero lo 0,5% del PIL. Si tratta di cambio di passo per il quale siamo pronti. Si tratta, d’altronde, di una sfida per la quale serve una visione totalmente nuova e che sarebbe importante per tutti i fondi pensione. Le risorse disponibili delle Casse, sommate a quelle degli altri fondi pensione, ammontano a 250 miliardi di euro. Con tali disponibilità potremmo dare un contributo decisivo per tornare a crescere tutti insieme e per rimediare alla sottocapitalizzazione cronica delle imprese italiane: uno dei principali freni allo sviluppo. Basti pensare che gli enti previdenziali privati italiani investono solo il 4% delle loro risorse nel Paese, mentre all’estero i modelli sono decisamente diversi. È pur vero che Enasarco arriva al 6% ma cambia poco. Si tratta, insomma, di una cifra che deve essere fortemente incrementata. Un cambiamento di questo tipo può garantire un ritorno degli investimenti migliore rispetto a oggi. Peraltro, come è evidente, le agevolazioni fiscali messe in campo non funzionano e vanno riviste. 

Cambiamo le dimensioni del gioco per crescere anche nel private equity: al momento i vincoli per gli investimenti sono stringenti e il mondo del private equity non ci è concesso, come non è previsto – in Italia – investire direttamente nel mondo produttivo. Ma in futuro vorremmo concordare con governo e Parlamento proprio questo cambio di rotta. Una nuova visione, che porti ritorni da un lato e nuovi capitali dall’altro: Enasarco può diventare un partner dello Stato per investire nelle grandi reti e nelle infrastrutture strategiche. E, per questa via, possiamo svolgere una funzione-chiave per il Paese e, insieme, garantire al meglio le pensioni.

Si tratta di proseguire sulla strada della messa in sicurezza dei conti ma, al tempo stesso, di puntare su innovazioni sostanziali, ponendo al centro l’accesso alla professione dei giovani e le potenzialità di investimento nell’economia reale garantite da un patrimonio di 7 miliardi di euro.

Nella difficile congiuntura attuale e prospettica, dunque, dobbiamo garantire che ci sia copertura, anche in futuro, per le prestazioni previdenziali di chi intraprende questa professione, mettendo sempre di più gli iscritti e i pensionati al centro dei servizi erogati. Dobbiamo quindi da un lato sostenere i giovani dando loro la possibilità di intraprendere un mestiere in anticipo rispetto a quanto accade oggi; dall’altro, è necessario accompagnare il ricambio generazionale attraverso agevolazioni per i nuovi agenti e incentivi alle imprese per il conferimento dei mandati. Un patto fra generazioni: più giovani al lavoro per assicurare la pensione a quanti già hanno maturato il diritto a goderla.

Il nostro obiettivo è rendere la Fondazione più accessibile, efficiente e adeguata ai bisogni della categoria, soprattutto in termini pensionistici e assistenziali. Bisogna migliorare la copertura sanitaria e l’aggiornamento professionale, consolidare la collaborazione con il mondo universitario e della formazione e fornire più servizi di welfare integrativo agli agenti di commercio e ai consulenti finanziari. Dobbiamo rilanciare l’attività della Fondazione sul territorio, con una comunicazione chiara e veloce, all’insegna della trasparenza e dell’efficienza gestionale. Essere realmente al fianco degli agenti e dei consulenti e delle imprese significa soprattutto dare loro un sostegno nei luoghi nei quali lavorano, con una riorganizzazione degli uffici a livello nazionale e locale e l’utilizzo di tecnologie che contribuiscano a snellire e semplificare la burocrazia.

In conclusione, come una giusta intuizione diede origine a Enasarco ormai quasi ottant’anni fa, così ora, in un contesto economico-sociale molto cambiato, serve altrettanta lungimiranza di prospettiva per assicurare agli iscritti la dovuta e sacrosanta certezza sotto il profilo previdenziale e assistenziale, con servizi all’altezza e un’offerta di welfare la più ampia possibile. Solo così riusciremo a onorare fino in fondo la responsabilità che abbiamo assunto.

 

Gianroberto Costa

Articolo pubblicato su Enasarco Magazine 33

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