Raffaella Milandri è agente di commercio ma non solo: scrittrice, viaggiatrice solitaria e attivista per i diritti umani dei popoli indigeni.
Da quanti anni svolge l’attività di agente di commercio e in quale settore?
Da quasi trent’anni ormai, ho iniziato da giovanissima a girare strade e autostrade italiane in lungo e in largo. Avevo la priorità di essere indipendente e questo lavoro, unito a una robusta dose di determinazione, permette di raggiungere obiettivi che, per chi è impiegato, sono impossibili. Ho cambiato diversi settori ma i fondamentali sono due: quello parafarmaceutico, in passato, e quello delle torrefazioni, dal 2004 fino a oggi, per il quale ho clienti in tutta Italia. Sono stata anche direttore commerciale, per diversi anni.
È una professione molto impegnativa, impone spesso orari flessibili e molti spostamenti, come concilia l’attività con gli impegni familiari?
In realtà, se organizzata bene e con professionalità, l’attività di agente di commercio è molto facile da gestire. I sacrifici sono tanti, certo, e magari trascorro anche sabati e domeniche sul computer a verificare tabulati e fatturati, e alle volte sto fuori diversi giorni. Ma organizzo bene gli impegni e riesco a ritagliarmi lo spazio per la famiglia, per la Onlus di cui sono presidente, la Omnibus Omnes, per scrivere e per fare il resto. Ritengo che sia, tuttora, una grande chance di lavoro per molte donne. Attenzione, però, il lavoro è cambiato: oggi molto si gestisce via email o per teleconferenza, non serve un passaggio giornaliero o settimanale dai clienti. Il tempo si è ristretto per tutti, sia per gli agenti sia per i responsabili degli acquisti in azienda.
Oltre ad essere impegnata nel settore dei diritti umani e amante dei viaggi, lei è anche scrittrice. Come è nata questa sua passione?
A un certo punto della vita bisogna acchiappare i propri sogni nel cassetto, riesaminarli, e capire se possiamo rinunciarci per sempre o meno. Prima di iniziare a lavorare, i miei sogni erano di fare l’esploratrice, la scrittrice e dedicarmi alla salvaguardia dei diritti umani. Adesso lavoro e faccio anche questo. Come agente e direttore commerciale, ho esplorato l’Italia, ho redatto manuali di vendita e ho formato io stessa agenti di commercio. Proprio l’essere agente mi ha aiutato a mantenere un’ampia apertura mentale, e il problem-solving che ho studiato lo ho applicato nella mia “doppia vita”. Ho viaggiato da sola in Alaska, Papua Nuova Guinea, Botswana, Australia, nel Tibet… ma prima, ho imparato a viaggiare come agente di Marche e Abruzzo!
Ci parli del suo ultimo lavoro allora, come lo definisce e da dove ha tratto ispirazione…
“In Alaska. Il Paese degli Uomini Liberi” editore Ponte Sisto, è il mio quarto libro e trae lo spunto da due miei viaggi in solitaria appunto in Alaska, lo Stato più esteso degli Stati Uniti ma il meno popolato. Un’avventura in fuoristrada e a contatto con gli Inuit, gli eschimesi tanto per intenderci; è stata un’esperienza non priva di pericoli, ma preziosissima per crescere personalmente, superare le mie paure, studiare la cultura dei popoli indigeni e soprattutto toccare con mano l’abisso che si è venuto a creare tra l’uomo moderno, che siamo poi noi, e l’uomo vero, quello abituato a vivere a contatto con la natura, a sopravvivere, a usare i cinque sensi. In Alaska la natura è signora e padrona, e se non ci adattiamo a quello che è il nostro mondo ancestrale, se non lo rispettiamo, siamo destinati a soccombere. Gli Inuit infatti mi hanno consegnato un appello: “Non trivellate nell’Oceano Artico”.