n.11 (maggio-agosto)

 

“Enasarco, nel pieno di una crisi economica generale senza precedenti, ha dovuto far fronte al rapido susseguirsi di nuovi e complessi scenari, normativi e non solo, spesso non favorevoli alle Casse privatizzate. Ciò ha inevitabilmente richiesto la messa in campo di un insieme di strategie e azioni che sono state elaborate e realizzate tenendo conto della non facile situazione della categoria degli agenti […] e del Paese nella sua interezza”. Queste parole, in apertura dell’intervista al Direttore Generale Carlo Bravi che a sua volta apre questo numero della rivista, descrivono con grande sintesi e nitidezza lo stato dell’arte, il punto in cui siamo, il presente in continuo divenire della Fondazione e dei suoi iscritti.
Vi si legge – e non è purtroppo una novità – la parola “crisi”, a fotografare una situazione diffusa e ben nota. Vi si legge anche, però, l’espressione “far fronte”, a indicare la solidità, la lena, quasi la testardaggine, con cui Enasarco reagisce a un contesto, e nel contesto si rimodella, sempre affiancando energia e discernimento, con l’obiettivo unico di adempiere a quel compito di tutela degli iscritti che è nel suo mandato e che sente come propria ragion d’essere.
Sfogliare ancora qualche pagina del giornale darà modo di vedere che questa volontà di lavorare comunque per il meglio riesce a dare frutti anche in una situazione generale che non può certo definirsi rosea. Questo dicono le prospettive di allargamento delle tutele offerte da Enasarco a nuove categorie di lavoratori; questo dice il risultato fatto registrare dal Bilancio consuntivo 2012, positivo nonostante il clima di intemperie in cui è maturato.
Guardare avanti è adesso l’imperativo. Settembre è, per molti versi, il vero inizio dell’anno, il momento in cui – gesto consueto, e ogni volta nuovo – ci si rimboccano le maniche, si scelgono gli obiettivi, si pianificano le prossime mosse.
E` questo un settembre in cui, con timidezza che rasenta il bisbiglio, da più parti si cominciano a udire quelle tre sillabe, “ripresa”, bandite ormai da qualche anno da ogni discorso pubblico, se non per dire che essa e` “ancora lontana”.
Noi preferiamo, per ora, stare ai fatti, e lavorare un giorno alla volta. E i fatti ci parlano di una Fondazione che è viva e tira calci, che sente i destini di aziende e agenti come fossero i suoi, e che oggi più di ieri concorre alla vita del Paese con idee, coraggio, voglia di fare.