Questa settimana rilanciamo due contenuti dedicati ad alcune importanti novità del mondo previdenziale. L’Ape doveva partire il primo maggio ma il decreto è ancora bloccato. Un articolo del “Corriere della sera” approfondisce questa criticità. Il secondo invece è tratto da Quotidiano Nazionale e spiega come richiedere il contributo per la nascita o l’adozione di un minore.
Perché non parte l’anticipo pensionistico. Il forte ritardo del governo e le criticità, di Enrico Marro (Corriere della sera, 7/05/2017)
Esplora il significato del termine: Il capitolo più importante della riforma che punta a introdurre elementi di flessibilità nella legge Fornero è l’Ape agevolata o «social», cioè la possibilità per determinate categorie, di lasciare il lavoro già a 63 anni, prendendo dallo Stato un assegno non superiore a 1.500 euro lordi al mese fino al compimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi). L’assegno è previsto per 4 categorie: disoccupati senza più ammortizzatori da almeno 3 mesi; invalidi civili (con almeno il 74% di invalidità); lavoratori con parenti di primo grado disabili a carico; addetti ad attività particolarmente gravose per almeno 6 anni negli ultimi 7. Oltre ai 63 anni d’età sono richiesti 30 anni di contributi, che salgono a 36 per l’ultima categoria. Il governo ha previsto l’arrivo di 35mila domande quest’anno, stanziando 300 milioni di euro, che salgono a 609 milioni nel 2018 e a 647 nel 2019 (l’Ape è sperimentale, le domande si potranno presentare solo nel biennio 2017-2018). Il capitolo più importante della riforma che punta a introdurre elementi di flessibilità nella legge Fornero è l’Ape agevolata o «social», cioè la possibilità per determinate categorie, di lasciare il lavoro già a 63 anni, prendendo dallo Stato un assegno non superiore a 1.500 euro lordi al mese fino al compimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi). L’assegno è previsto per 4 categorie: disoccupati senza più ammortizzatori da almeno 3 mesi; invalidi civili (con almeno il 74% di invalidità); lavoratori con parenti di primo grado disabili a carico; addetti ad attività particolarmente gravose per almeno 6 anni negli ultimi 7.
Il regolamento applicativo dell’Ape, un dpcm (decreto della presidenza del consiglio dei ministri), è stato inviato dal governo al Consiglio di Stato solo il 19 aprile scorso. Eppure Palazzo Chigi avrebbe avuto tutto il tempo per chiudere la partita in tempo, visto che la legge di Bilancio è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 21 dicembre 2016. Con una procedura d’urgenza il Consiglio di Stato ha dato il proprio parere (32 pagine) il 26 aprile. E a quel punto la faccenda si è complicata perché la suprema magistratura amministrativa ha mosso rilievi sostanziali al dpcm.
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La versione completa dell’articolo è disponibile sul Corriere della sera.
Ecco il bonus per le mamme 2017, di Claudia Marin (Quotidiano Nazionale, 4/05/2017)
Al via dal 4 maggio il contributo «Mamma domani». A partire da stamattina, infatti, sarà possibile inviare all’Inps le richieste per conquistare il premio di 800 euro per la nascita o l’adozione di un minore, previsto dalla legge di bilancio per il 2017. Un’operazione – voluta soprattutto dagli ex Ncd (oggi Ap) e non a caso promossa dal ministro con la delega per la famiglia Enrico Costa – che, di fatto, trasforma un bonus (destinato a essere rinnovato di anno in anno) in una misura strutturale. La trasformazione riguarda anche un altro intervento, il contributo per l’asilo-nido (1.000 euro l’anno). Ed entrambi sono attribuiti a prescindere dal reddito, a differenza del bonus bebè (che scade a fine anno) che è concesso in base all’Isee ed è, comunque, cumulabile con gli altri due benefit.
Il beneficio economico che parte domani dopo una serie di intoppi burocratici e tecnologici – spiegano dall’Inps – sarà corrisposto dall’Istituto su domanda della futura madre, al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese) oppure alla nascita o adozione o affido avvenute nel 2017. Il premio è concesso in un’unica soluzione a ogni figlio nato o adottato/affidato.
Per avere diritto alla prestazione, le gestanti/madri devono essere in possesso della cittadinanza italiana o comunitaria; le cittadine non comunitarie in possesso dello status di rifugiate politiche sono equiparate alle cittadine italiane; per le cittadine non comunitarie è richiesto il possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo oppure di una delle carte di soggiorno per familiari di cittadini Ue.
La domanda deve essere presentata telematicamente all’Inps attraverso una delle seguenti modalità: via web utilizzando i servizi telematici del portale www.inps.it, accessibili direttamente dalla richiedente tramite Pin; chiamando il Contact Center Integrato al numero 803164, gratuito da telefono fisso, oppure al numero 06164164 per le chiamate da cellulare con tariffazione a carico dell’utente; attraverso i patronati, attraverso i servizi telematici offerti dagli stessi.
La domanda deve essere presentata dopo il compimento del settimo mese di gravidanza e, comunque, improrogabilmente entro un anno dalla nascita o dall’adozione. Per le nascite o le adozioni verificatesi dal 1° gennaio al 4 maggio 2017, il termine di un anno per la presentazione decorre dal 4 maggio.
Lo stato di gravidanza deve essere confermato da un certificato rilasciato dal medico. Se la domanda è presentata a parto già avvenuto, la madre dovrà autocertificare nella domanda il codice fiscale del bambino.
Non è previsto alcun tetto di reddito per la conquista del premio «Mamma domani». E la stessa cosa accade anche per il contributo per il pagamento delle rette dei nidi pubblici e privati fino a un massimo di 1.000 euro l’anno per 11 mensilità: 91 euro per ogni mese frequentato. La misura si riferisce all’intera durata massima di tre anni di frequenza del nido. Il contributo è esteso anche ai bambini nati nel 2016, e all’assistenza di bambini impossibilitati a frequentare il nido a causa di gravi malattie croniche (1.000 euro per tre anni in unica soluzione annuale).
Quanto, invece, al bonus bebè, si tratta di un assegno di 80 euro al mese per tre anni per i genitori di nuovi nati al di sotto della soglia Isee di 25.000 euro. L’importo raddoppia al di sotto della soglia di 7.000 euro. La misura non è strutturale ma è stata originariamente prevista per i nati nel 2015, 2016 e 2017.