Rassegna stampa Intervista al Presidente Costa

Enasarco punta 700 mln sulle pmi, di Anna Messia (MF- Milano Finanza del 26/07/2017)

 Il nuovo presidente Costa è pronto a ridurre il peso del mattone per favorire le imprese e il lavoro aumentando la base contributiva. Già coinvolto il 6% del patrimonio, che salirà al 10% nel 2018

 

Negli anni 70 la Fondazione Enasarco, secondo erogatore di pensioni dopo l’Inps, aveva contribuito a costruire il patrimonio immobiliare italiano. Ora l’ente di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio è pronto a un’altra importante sfida: sostenere la ripresa economica dell’Italia investendo in economia reale. Un impegno che il nuovo presidente, Gianroberto Costa, come racconta in quest’intervista a MF-Milano Finanza, sta seguendo in prima persona mettendo in campo una fetta importante dei 7,2 miliardi di patrimonio gestiti complessivamente da Enasarco.

Domanda. Un’operazione che non sembra affatto facile. Più di un governo ha tentato in passato di convogliare parte del patrimonio di casse e fondi pensione verso le imprese italiane, chiamando in campo anche Cdp. Ma a oggi si è mosso ben poco…

Risposta. Noi ci stiamo muovendo da pionieri, affinando modelli operativi che erano diventati obsoleti. Una strategia che va di pari passo con la fase di modernizzazione e riorganizzazione che sta vivendo Enasarco che passa per una nuova governance. Un cambiamento epocale per l’ente. Per la prima volta nella sua storia il consiglio di amministrazione nel 2016 è stato eletto dall’assemblea degli iscritti e non più designato.

D. Con quali risultati?

R. Il risultato economico del 2016 è stato positivo per 119,8 milioni rispetto ai 107 milioni del 2015. La gestione della previdenza è passata da un rosso di oltre 35 milioni del 2012 a un saldo positivo di quasi 43 milioni nel 2016 per assestarsi, in termini di previsioni 2017, a 28,6 milioni. Anche per la gestione dell’assistenza si è passati da un risultato di 45,6 milioni del 2012 a quasi 82 milioni dello scorso anno, con una previsione 2017 di circa 86 milioni. Grazie a questi risultati la Fondazione intende fare da volano alla crescita economica italiana, continuando a modificare l’orientamento degli investimenti, dal settore immobiliare verso asset più facilmente negoziabili, come private debt, infrastrutture e fondi comuni che investono in imprese italiane. L’intenzione con i nuovi investimenti è di consolidare la nostra base contributiva, composta oggi da oltre 235 mila iscritti attivi e 120 mila pensionati, dando vita a un circolo virtuoso.

D. Avete già iniziato a investire in economia reale?

R. Ci sono oltre 20 aziende che hanno beneficiato dei nostri investimenti, come Navigare e Silvian Heach, nel settore dell’abbigliamento, Rosso Pomodoro in quello della ristorazione o Banca Profilo nell’investment banking. Oggi siamo circa al 6% degli asset pari complessivamente a 7,2 miliardi, entro l’anno contiamo di arrivare all’8% e al 10% nel 2018, ovvero in totale più di 700 milioni. Un processo che andrà di pari passo con la riduzione degli investimenti nel settore immobiliare che negli anni 70 sono stati utili a contribuire alla costruzione del Paese. Ora le priorità sono altre, bisogna rilanciare il lavoro e noi possiamo contribuire con le nostre risorse.

D. Febaf, l’associazione che rappresenta banche e assicurazioni ha appena lanciato un tavolo per gli investimenti in economia reale. Sarà utile ad accelerare le vostre manovre?

R. Lo considero un utile tentativo di trovare una linea comune. Quello che dovremo fare, per esempio, è iniziare a chiedere ai fondi quali sono le ricadute oggettive sull’economia dei loro investimenti.

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