Dal modo in cui racconta la sua storia non ci mettiamo molto a capire che a Giuseppe Campora manca molto il suo lavoro. Ha 75 anni, abita al Vomero, ha iniziato a fare il rappresentante il 1° gennaio 1968 ed è andato in pensione solo nel 2013, ma se potesse oggi si rimetterebbe subito in macchina in cerca di nuovi clienti. Giuseppe ha fatto quindi questa professione oltre 40 anni e percorso, in media, 40/50 mila chilometri l’anno. “In tutta la mia carriera sarò arrivato almeno a due milioni di chilometri. Ho spesso investito il mio tempo e i guadagni nel tentativo di allargare sempre di più la clientela. Ecco un consiglio che mi sento di dare ai giovani agenti e rappresentanti: abbiate il coraggio di puntare all’ampliamento del numero di clienti e non pensate se fare un singolo ordine conviene oppure no. Per mantenere una buona immagine professionale e un buon rapporto con le ditte mandanti cercate di avere quanti più clienti possibile.
Per tutta la vita il suo settore di riferimento è stato l’abbigliamento e vi è stato introdotto dal padre negli anni 60. “Lui faceva il grossista per le grandi sartorie napoletane, aveva bisogno di una mano e io che avevo appena finito il Liceo classico mi misi al suo fianco per fare un po’ di esperienza” ricorda Giuseppe. “Fu così che quando l’azienda Sanremo cercò rappresentanti nella zona di Napoli venni assunto. Avevo già una buona conoscenza del settore, ma ricordo che l’azienda all’inizio non si fidava di me perché sembravo troppo giovane per la mia età. Gli feci cambiare idea con i risultati”.
Con l’azienda c’è stato un rapporto ininterrotto per 45 anni, un lasso di tempo in cui si sono succeduti momenti di grande successo e altri di crisi, con rinnovamenti e tagli al personale. Giuseppe però è rimasto sempre in sella, fedele alla causa, spesso ricevendo molti riconoscimenti per i notevoli risultati conseguiti. “Per avere successo in questa professione devi curare fin nei minimi dettagli il rapporto con la clientela. Il cliente non deve vederti solo come un semplice venditore, anche perchè il venditore a lungo andare lascia il tempo che trova. Il rapporto non deve diventare sterile, ma serve fare qualcosa in più. Ricordiamoci una cosa: ogni negoziante è diverso dall’altro, quindi sta all’agente il compito di proporre il prodotto più giusto e andare incontro alle varie esigenze del cliente. Un buon rappresentante deve essere conoscitore del mercato e del prodotto, ma per certi versi deve anche essere un bravo psicologo”.
E come si impara questa qualità? Con la buona volontà e l’esperienza, risponde Giuseppe. Per lui la disponibilità deve essere assoluta sia nei confronti dell’azienda sia del cliente. Il suo articolo di riferimento era il capo spalla da uomo e quando iniziò a fare il rappresentante aveva sette clienti, che nel periodo di maggior sviluppo economico del Paese e del settore sono aumentati, fino ad arrivare a 65 in tutta la regione. “Non voglio sembrare presuntuoso ma sono stato un pioniere dell’abito da uomo. Vendere le camicie è facile, ma per il capospalla è necessario instaurare un rapporto molto stretto con il negoziante. Quest’ultimo per trattare il capospalla significa che ha a disposizione uno spazio grande e importante, con un assortimento di molti capi, perciò bisogna curare fino all’inverosimile l’immagine, l’esposizione e il look del negozio. Il capospalla è un prodotto difficile e infatti oggi ci sono sempre meno negozi che lo trattano. Del resto le mode cambiano e in questi tempi ci si veste in maniera più informale, semplice, senza indossare la giacca e la cravatta come una volta. Solo i giovani che vogliono fare carriera oggi si vestono con giacca e cravatta”.
C’è tempo anche per un ulteriore, ultimo consiglio ai giovani. “In questa professione non bisogna dormire sugli allori ma mettersi in discussione continuamente. Il mantenimento dei buoni risultati è molto più difficile del conseguimento iniziale. Il fatturato all’inizio sale facilmente, ma deve esserci la volontà, la disponibilità e la passione necessaria per confermarsi”.